Cinque persone in carcere, quattro ai domiciliari, mentre per altre quattro è scattata la misura cautelare dell’obbligo di dimora nel comune di residenza. Ecco chi sono i destinatari delle ordinanze nel corso dell’operazione dei carabinieri “Ultima Fermata” che ha sgominato una banda dedita allo spaccio di cocaina, hashish e marijuana a Gela. Agli indagati viene contestata anche una rapina al bar della stazione e un tentato furto in abitazione.
In carcere sono finiti Giuseppe Radosta, 32 anni, Daniele Nocera, 23 anni, Andrea Tomaselli, 29 anni, Piero Francesco Frazzitta, 23 anni, e Emanuele Faraci, 42 anni.
Ai domiciliari Salvatore Iudica, 55 anni, Cristian Marino, 33 anni, Maycol Fusco 20 anni, Francesco Ascia, 23 anni.
Misura dell'obbligo di dimora per Fortunato Cassarino, 21 anni, Giuseppe Andrea Gammino, 21 anni Concetta Cavallo, 30 anni e Francesco Nicosia, 22 anni.
La banda
Sono almeno duecento gli episodi di spaccio ricostruiti. Cocaina, hashish e marijuana, venivano piazzate nella zona della stazione, in alcuni casi le attività sono state registrate dalle telecamere. Tra le figure di spicco della banda c'è Piero Francesco Frazzitta, di 23 anni, pregiudicato per ricettazione e reati contro il patrimonio. Per lui è stata disposta la misura cautelare in carcere.
A colpire gli investigatori la sua spegiudicatezza quando diceva di essere disposto a tutto pur di recuperare il denaro necessario da investire nell'acquisto di una partita di droga, lasciando intendere di essere disposto anche all'uso della violenza. Con leggerezza, in una intercettazione con Salvatore Iudica (finito ai domiciliari) che gli consigliava di esercitarsi nell’uso dell’arma, rispondeva che non occorreva nessuna perizia nel puntare la pistola al capo della vittima a tirare il grilletto.
Dalle indagini emerge che Frazzitta si dedicava al traffico di droga in modo assiduo, tanto da ritenerlo una vera e propria attività imprenditoriale se si considera che le cessioni di stupefacenti avevano tra i suoi obiettivi progetti di investimento.
Ruolo di primo piano anche per Giuseppe Radosta, 32 anni. Nel suo caso sono state infatti censite oltre 60 cessioni di droga, un elemento che fa ritenere agli investigatori che i proventi dello spaccio fossero per lui una importante fonte di guadagno. Nonostante avesse già una propria attività economica, ovvero il bar tabacchi sul lungomare, aveva trasformato il suo esercizio in un vero e proprio negozio per la vendita dello stupefacente così avendo la possibilità di entrare in contatto con un gran numero di consumatori.
Temendo che la sua attività commerciale fosse oggetto di attenzione da parte delle forze dell’ordine, spesso provvedeva personalmente al recapito della droga a domicilio, concordando con i clienti appuntamenti in luoghi di volta in volta diversi. Per non destare sospetti, in alcuni casi eseguiva la consegna in compagnia della moglie e della figlioletta convinto che non avrebbe destato sospetti.
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