Nessun sequestro di persona, né torture. Semmai, sullo sfondo, un'ipotetica precedente lite che avrebbe coinvolto uno dei due quindicenni arrestati dai carabinieri a Caltanissetta e, sull’altro fronte, il tredicenne che, secondo la tesi accusatoria, sarebbe stato seviziato in un garage del centro storico cittadino per un’ora e mezza da due sospetti baby bulli. Questa la versione di uno dei minorenni arrestati con l'accusa di avere sequestrato il tredicenne. Ai magistrati ha detto di avere fatto da paciere nella zuffa tra il «cugino» - che suo parente in realtà non è - e il tredicenne che, per l’accusa, sarebbe stato tenuto in ostaggio, minacciato, picchiato e umiliato.
Versioni su certi aspetti non convergenti quelle fornite ai magistrati dai due ragazzi, ora rinchiusi all’istituto penale minorile di Palermo. Ma è stata ad ogni modo una difesa a tutto campo, quella che i due quindicenni arrestati dai carabinieri hanno adottato ieri mattina al cospetto del gip del tribunale per i minorenni di Caltanissetta, Bianca Maria Bonafede, alla presenza del procuratore Rocco Cosentino e di un’assistente sociale.
I due giovani sono accusati, a vario titolo, di tortura, sequestro di persona, minacce, lesioni aggravate e porto di oggetti atti ad offendere. Queste le contestazioni al centro dell’ordinanza di custodia cautelare emessa a loro carico. Uno dei due (assistito dall’avvocato Luigi Termini), che fa parte della famiglia proprietaria del garage in cui si sarebbero consumate le presunte sevizie, avrebbe spiegato ai magistrati che, in precedenza, vi sarebbe stato un bisticcio tra il suo amico e il tredicenne. Il ragazzo dice che, nel provare a dividere i due, che si stavano azzuffando, ha rimediato qualche ceffone dal tredicenne e così, d’istinto, ha reagito a sua volta con qualche schiaffone. Ma poi – sempre secondo la sua tesi - i due avrebbero chiarito. Anzi, sarebbe stato lo stesso tredicenne – ha spiegato durante l’interrogatorio di garanzia il ragazzo arrestato - a presentarsi in casa sua per spiegare l’accaduto. «Abbiamo chiarito tutto e ci siamo pure abbracciati», ha aggiunto il quindicenne, rispondendo alle domande del gip. E in questa direzione, è sempre la sua versione, viaggerebbero anche i messaggi via whatsapp che avrebbe inviato al tredicenne dopo la contestata aggressione. Come uno dei tanti sms, «Digli a tua mamma che evita tutto questo cas...», ritenendo che quella questione fosse stata risolta. Anche se i carabinieri avrebbero recuperato sul suo telefonino altri messaggi inviati al ragazzino, sempre sulla stessa chat, di tenore diverso. Minacciosi e nemmeno troppo velatamente.
Quanto all’appuntamento nel suo garage nella zona della Badia – il luogo del presunto sequestro e delle violenze - il giovane sotto accusa ha detto che si sarebbero ritrovati lì soltanto perché il ragazzo più piccolo sarebbe stato interessato all’acquisto di una sua sigaretta elettronica.
Le difese, intanto, al termine degli interrogatori, hanno chiesto al gip la revoca delle misure cautelari o, in alternativa, la concessione degli arresti in casa. Aspetto, questo, su cui il giudice s’è riservato di decidere.
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