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Truffa con le carte taroccate al Casinò di Sanremo: la mente era un siciliano

Dieci misure cautelari. In carcere sono finiti il riesino Francesco Ricotta e il ligure Luigi Carbone, il «cartaio» che permetteva lo scambio dei mazzi per agevolare le vincite dei complici al tavolo da gioco

Il Casinò di Sanremo in una foto d'archivio

Le carte uscivano dalla casa da gioco e vi rientravano dopo essere state taroccate con un fine lavoro di cesello da renderlo impercettibile agli occhi esperti dei croupier. In questo modo il Casinò di Sanremo sarebbe stato truffato da un gruppo di giocatori residenti nel Torinese, a Sanremo e a Carrara, che erano soliti frequentare il gioco Punto e Banco. Fra loro anche Francesco Ricotta, 67 anni, nato a Riesi, in provincia di Caltanissetta, per il quale è stata disposta la custodia cautelare in carcere.

La presunta attività criminale sarebbe andata avanti per mesi nel corso del 2022 e si sarebbe fermata nell’estate di quell’anno dopo che il Casinò aveva rilevato un numero di vincite anomalo che sarebbero avvenute principalmente in corrispondenza della presenza di alcuni degli indagati al tavolo. Secondo l’accusa, tutto ciò sarebbe potuto avvenire grazie alla complicità di un «cartaio». Si tratta di una figura molto importante in un casinò, è infatti colui che ha il compito di gestire la distribuzione delle carte e l'assegnazione dei piatti, oltre ad essere giudice nelle contese che talvolta possono nascere al tavolo.

L’indagine, condotta dalla polizia e coordinata dal sostituto procuratore di Imperia Veronica Meglio, ha portato a dieci misure cautelari. Sei sono gli arrestati, due in carcere e quattro ai domiciliari, per altri quattro è stato disposto l’obbligo di dimora. Tra gli arrestati finiti in carcere c’è proprio il «cartaio», Luigi Carbone, 58 anni, conosciuto come Silvio, di Sanremo, considerato una figura chiave. L’altro andato in una cella è proprio il siciliano Ricotta, residente a Grugliasco (Torino), ritenuto la mente dell’organizzazione. Le accuse sono associazione per delinquere finalizzata alla truffa, al peculato e alla corruzione. La truffa ammonterebbe a centinaia di migliaia di euro.

Luigi Carbone aveva mansioni di cartaio o roulettier: una volta indagato, dopo avere ricevuto i primi riscontri dalla magistratura, il Casinò lo aveva sospeso, poi - come prevedono la legge e i regolamenti interni - lui ebbe la possibilità di fornire spiegazioni sul proprio operato: spiegazioni ritenute troppo generiche e poco convincenti. Da qui il licenziamento. Secondo l’accusa, era lui, su impulso di Ricotta, che aveva il compito di sottrarre e mettere a disposizione dell’organizzazione le carte prelevate alla casa da gioco che venivano «segnate» dai complici, in modo percepibile solo da chi era informato dell’alterazione. Le carte venivano poi riconsegnate a Carbone che le reintroduceva nel Casinò e predisponeva i mazzi contenenti le carte taroccate, collocandoli negli armadi da cui i croupier li prelevavano per utilizzarli ai tavoli da gioco.

Conoscendo il tipo di manomissione delle carte gli indagati potevano riconoscere quelle migliori, condizione che permetteva loro di decidere se puntare o meno, avendo così ottime possibilità, se non la certezza, di vincere le manche.

Agli arresti domiciliari sono finiti Michele Rubino, 64 anni, nato a Ripacandida (Potenza) e residente a Rivoli (Torino); Raffaele Leonardo Ferri, 73 anni (chiamato «il vecchio»), nato a San Severo (Foggia), ma residente a Carrara; Luigi Betti, 47 anni, nato a Moncalieri (Torino), ma residente a Nichelino (Torino); Antonio Del Core, 58 anni, nato a Battipaglia (Salerno), ma residente a Sanremo (Imperia). Obbligo di dimora per Franco De Matteis, 60 anni, nato a San Severo (Foggia) e residente a Grugliasco (Torino); Islam Amirul, 41 anni, nato in Bangladesh e domiciliato a Sanremo; Luciano Rossi, 51 anni, nato in Svizzera, ma residente a Villarbasse (Torino); Emilio D’Eliso, 53 anni, nato e residente a Rivoli (Torino).

 

 

 

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