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Truffa col Reddito di cittadinanza a Caltanissetta, per 103 chiesto il processo

Per la procura ci sarebbero stati commercianti compiacenti. Nel gran calderone anche chi avrebbe dichiarato il falso all’Inps

People attend to request for citizenship wage in a CGIL CAF (Centro Assistenza Fiscale - Fiscal Assistance Center) in Naples, Italy,06 March 2019. The government's 'citizenship wage' basic income kicked off on Wednesday when the official website started taking applications for the new benefit.Primo giorno per richiedere il reddito di cittadinanza nel Caf della CGIL a Napoli 6 marzo 2019.ANSA / CIRO FUSCO

Negozianti come bancomat in cambio di una percentuale. E altri che avrebbero dichiarato il falso frodando l’Inps. Imbrogli con il reddito di cittadinanza che hanno coinvolto un piccolo esercito d’indagati per truffa. Ben oltre un centinaio. Per l’esattezza, tra commercianti ritenuti compiacenti e beneficiari della misura di sostegno, centotredici in tutto. Tanti sono i nomi al centro del dossier della procura, affidato al pm Stefano Sallicano.

La cresta sull’importo praticata dagli esercenti, attraverso acquisti fantasma, oscillava tra il dieci e il quindici per cento. Pagando questo «dazio» ,piuttosto che acquistare beni, i beneficiari avrebbero intascato contanti. Come presentarsi allo sportello automatico per prelevare liquidi, ma in questo caso rimettendoci una percentuale, pur di monetizzare illecitamente.
A prestarsi a questo meccanismo, che come riceventi ha coinvolto decine e decine di nisseni, sarebbero stati quattro commercianti di nazionalità straniera - due pakistani e due afgani - che da anni, ormai, vivono nel capoluogo nisseno (avvocati Vanessa Di Gloria, Alberto Magro Malosso e Giacoma Di Francesco).

Uno gestisce uno «Sky internet point», uno un mini market, un altro ancora lo «Star minimarket» e un quarto lo «Sky minimarket».

Il sistema scoperto dalla polizia ha squarciato i veli su un doppio canale: un primo per intascare contanti e, un secondo, per ottenere quel beneficio economico che, in realtà, non sarebbe spettato a uno stuolo d’indagati, trentaquattro in particolare. Sì perché avrebbero dichiarato il falso per ottenere il reddito di cittadinanza.

Sono tutti stranieri che, al momento di presentare l’istanza, hanno asserito di aver risieduto sul territorio italiano per almeno dieci anni. Ma in realtà così non sarebbe stato, così da ingannare l’Inps che quei sussidi li ha erogati. E, in funzione delle varie posizioni, i fatti sarebbero spalmati su un arco temporale che arriva fino al novembre del 2021.
Ma la parte più consistente dell’indagine, sotto il profilo numerico, è legata a quell’accordo illecito tra commercianti e beneficiari del reddito di cittadinanza che, caso per caso, sarebbe andato avanti a partire da giugno 2021 fino all’ottobre dello stesso anno. E la stragrande maggioranza sono nisseni (avvocati Ernesto Brivido, Maria Francesca Assennato, Riccardo Palermo, Rosario Di Proietto, Monia Giambarresi, Maria Ricotta, Valentina Di Maio, Calogero Montante, Francesco Augello, Martina Petrantoni, Fabiana Giordano, Antonella Macaluso e Marco Lomonaco). Si presentavano in negozio, simulavano acquisti e, invece, riscuotevano quattrini rimettendoci una piccola percentuale.

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