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I due ragazzi nisseni detenuti in Romania, il fratello di Luca Cammalleri chiede l'intervento di Giorgia Meloni

Le famiglie contestano le condanne, confermate in appello: la ragazza che era con loro li ha scagionati, addossandosi ogni responsabilità

Filippo Mosca

Dopo la conferma della condanna da parte della Corte d’appello della Romania dei due giovani di Caltanissetta, Filippo Mosca (nella foto) e Luca Cammalleri, per spaccio internazionale di sostanze stupefacenti, questa mattina, 18 maggio, Pietro Cammalleri ha sentito telefonicamente il fratello, «che sta male». «A questo punto - dice all’Agi - chiedo l’intervento della presidente del Consiglio Giorgia Meloni per fare rientrare questi ragazzi in Italia. Non ce la fanno più a stare lontani. Hanno preso l’ennesima batosta».

L’uomo ricorda che il fratello Luca e Filippo sono in carcere in Romania da oltre un anno. «Ora - spiega - bisogna velocizzare le carte. Tutta questa storia è stata un’emorragia economica ma anche psicologica. Non si può perdere ancora tempo, fateli rientrare e noi famiglie abbiamo la possibilità di stare vicini a loro».
Filippo Mosca è stato condannato a 8 anni e 3 mesi di reclusione ed è rinchiuso con Luca Cammalleri, condannato a 8 anni e 2 mesi, al carcere di Porta Alba a Costanza. La Corte d’appello romena ha confermato anche la condanna a 8 anni e 3 mesi per una ragazza italiana che si trovava con i due nisseni quando è arrivato un pacco all’interno del quale c'era la sostanza stupefacente.

«Ho il cuore a pezzi e sono distrutta - ha detto ieri Ornella Matraxia, la mamma di Filippo Mosca, al telefono da Londra, dove vive con le altre sue due figlie -, si sono presi tre mesi, senza ragioni, rimandando una decisione che in realtà era stata già presa».

I giudici romeni non hanno fatto sconti al figlio, trentenne, finito in carcere a Costanza, in Romania, i primi di maggio dell’anno scorso, assieme all’amico Luca. Nel primo pomeriggio di ieri è arrivata la sentenza della corte d’appello che respingendo le richieste degli avvocati dei giovani italiani, hanno confermato le condanne.

«Sono state ore di ansia e angoscia, nel cuore di tutti c’era la speranza che qualcosa cambiasse - ha aggiunto Ornella -, ma immaginavo che la batosta sarebbe arrivata ancora più forte. Ce lo aspettavamo tutti, anche Filippo. L’ingiustizia in questa storia c’è stata fin dal primo giorno. Mio figlio e Luca sono sempre stati scagionati dalla ragazza italiana, la quale si è sempre detta responsabile in toto davanti ai giudici romeni. Stanno pagando per colpe che non hanno».

La magistratura in questi mesi ha sempre respinto le reiterate richieste di arresti domiciliari, presentate dai legali dei ragazzi. Da mesi i familiari dei giovani denunciano anche le condizioni del carcere di Porta Alba, dove Filippo e Luca sono rinchiusi. Spazi angusti, condizioni igieniche precarie, cibo immangiabile. Tanto che i parenti sono costretti a mandare soldi ogni mese per permettere loro di acquistare alimenti in scatola nello spaccio del carcere che in media costa quattro volte più che nei supermercati locali.

Filippo Mosca e Luca Cammalleri sarebbero rimasti intrappolati in questa storia, a quanto pare, per aver fatto una cortesia alla ragazza italiana, la quale aveva fatto arrivare nella hall del loro hotel un pacchetto all’interno del quale c’erano 150 grammi di droghe differenti.

Per la difesa vi sarebbe stata fin dall’inizio della vicenda una traduzione errata delle conversazioni in italiano intercettate tra il giovane e alcuni amici e su questa prova regina è arrivata la condanna in primo grado. Che oggi è stata confermata.

Anche l’associazione «Nessuno tocchi Caino», con a capo Rita Bernardini, sta seguendo il caso attraverso l’avvocato Armida Decina, che si occuperà subito della richiesta di trasferimento dei ragazzi in Italia. Adesso, infatti, con la sentenza definitiva, Mosca e Cammalleri possono scontare la condanna in Italia, solo dopo essere trasferiti in carcere a Bucarest. Ma passeranno altre lunghe settimane.

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