Caltanissetta

Domenica 08 Settembre 2024

Il depistaggio sulla strage di via D’Amelio, la corte d’appello in camera di consiglio

La strage di via D'Amelio

La corte d’appello di Caltanissetta si è ritirata in camera di consiglio per decidere il processo sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio, costata la vita al giudice Paolo Borsellino e a cinque poliziotti della scorta. Imputati di calunnia, aggravata dall’aver favorito Cosa nostra, tre poliziotti del pool che indagava sugli attentati mafiosi del 1992: il funzionario Mario Bo, l’ispettore Fabrizio Mattei e l’agente Michele Ribaudo. Per Bo l’accusa, rappresentata dal pg Gaetano Bono e dal pm Maurizio Bonaccoro, applicato dalla Procura, ha chiesto la condanna a 11 anni e 10 mesi, per Mattei e Ribaudo a 9 anni e sei mesi. In primo grado il tribunale, escludendo l’aggravante mafiosa, ha dichiarato prescritto il reato di calunnia contestato a Mattei e Bo e ha assolto Ribaudo. Secondo l’accusa, sotto la direzione dell’ex capo della Mobile di Palermo Arnaldo La Barbera, nel frattempo deceduto, i tre poliziotti avrebbe creato a tavolino una falsa verità sull’eccidio costringendo Vincenzo Scarantino, piccolo delinquente della borgata Guadagna, a dare una ricostruzione non veritiera della fase preparatoria dell’attentato e ad accusare mafiosi che con l’autobomba di via d’Amelio non c’entravano nulla. «Un tradimento da parte degli apparati dello Stato che non può essere perdonato» , ha detto il procuratore generale Fabio D’Anna al termine della requisitoria.

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