![Lo striscione degli amici per Mirko Antonio La Mendola](https://assets.gds.it/2021/09/Striscione-Mirko-800x800.jpg)
Non è vero che avrebbe aiutato l’amico a uccidersi premendo il grilletto insieme a lui. No. La sua assoluzione, ora, lo ha sancito. L’ombra della colpevolezza, che nei precedenti processi era scesa su un ragazzino, è stata scacciata adesso nell’appello «bis». Con un colpo di spugna alla sua condanna per istigazione al suicidio. Così s’è pronunciata la corte d’Appello per i minorenni di Palermo nei confronti di un allora diciassettenne, oggi ventenne, (difeso dall’avvocato Gaetano Giunta) accusato di non avere impedito all’amico di farla finita. E che tanto in primo, quanto in secondo grado, è stato condannato a due anni, due mesi e venti giorni di reclusione.
Colpevolezza, quella sentenziata nei precedenti gradi del giudizio e poi messa in discussione dalla Cassazione, legata alla morte dell’allora ventiseienne Mirko Antonio La Mendola (i familiari sono assistiti dall’avvocato Rosario Didato) che una sera d’agosto di quattro anni fa ha deciso di chiudere il conto con la vita presumibilmente, secondo le indagini, dopo la cocente delusione legata all’esclusione da un concorso in polizia. Ora la Corte, come prospettato dalla difesa, ha assolto il ragazzo perché «il fatto non sussiste». Mentre, di contro, l’accusa ha chiesto la conferma del verdetto di condanna emesso sia in primo che in secondo grado e poi annullato, con rinvio, dalla Cassazione.
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