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Raffineria di Gela, l’Eni: realizzeremo un impianto per bruciare i rifiuti

Fra le compensazioni previste per l’area pure un sistema di compostaggio. Commissariamento per l’emergenza rifiuti: scontro Orlando-Crocetta. l’Udc: niente veti sul nome dell’assessore

GELA. Nel giorno in cui fra Orlando e Crocetta va in scena un nuovo scontro sull’emergenza rifiuti, da Gela arriva l’annuncio dei primi impianti che si dovrebbero costruire per bruciare l’immondizia e superare il sistema delle discariche.
L’iniziativa sui mini-inceneritori, annunciata nei giorni scorsi da Crocetta in una intervista al Giornale di Sicilia, è in fase più avanzata di quanto non appaia. Ieri durante un convegno sul futuro della raffineria di Gela, alla presenza dei vertici dell’Eni, è stato annunciato che fra le compensazioni previste nella zona gelese ci sono un impianto di compostaggio e un inceneritore. Verranno realizzati da privati e si affiancheranno al progetto per bio-carburanti che da tempo è stato annunciato per convertire parte degli impianti di raffinazione: «Stiamo vagliando progetti per nuovi insediamenti produttivi – assicura Carlo Guarrata, amministratore delegato Rage (Raffineria Gela) - Si tratta di una piattaforma logistica dei rifiuti, un sistema di termovalorizzazione dei rifiuti e di un impianto di produzione di biocarburante a partire dalla paglia».
Nel frattempo Crocetta continua il pressing su Roma per ottenere i poteri commissariali e superare l’emergenza creata dalla chiusura di tre delle principali discariche. Ma su questo fronte il presidente ha registrato il nuovo attacco di Leoluca Orlando: «Siamo stanchi di una Regione che crea emergenze e poi si scopre che per affrontarla c'è qualche privato che fa affari». Nelle scorse settimane Orlando ha pubblicamente attaccato il vicepresidente di Confindustria, Giuseppe Catanzaro, titolare di una delle più grandi discariche siciliane, oggi chiusa perchè satura e in attesa di essere ampliata. Ieri Orlando ha aggiunto: «Non ce l'ho coi privati che fanno affari ma in un sistema di libero mercato e senza utilizzare le complicità delle strutture pubbliche».
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