GELA. Eni e imprese appaltatrici della raffineria di Gela hanno firmato il «patto per la sicurezza», estendendo il campo di applicazione dai cantieri di costruzione, come si faceva in passato, anche alle attività di routine, facendolo diventare un «modello di gestione».
«Sulla sicurezza - dice, in una propria nota, l'azienda - Eni da sempre non fa distinzione tra i propri dipendenti e i lavoratori dell'indotto e gli indicatori di sicurezza vedono coinvolta tutta la forza lavoro». L'obiettivo è raggiungere la quota «infortuni zero». Attualmente il rischio di infortunarsi, all'Eni, è dello 0,2 per milione di ore lavorate, mentre il tasso globale nell'industria italiana è di 10 infortuni per milione di ore.
Per avere tali risultati, l'ente petrolifero mette in campo vari strumenti: «dal "sicurometro" al portale della sicurezza per le ditte terze, dalle iniziative di comunicazione agli interventi di formazione aggiuntiva, ai controlli congiunti eseguiti in campo».
Il funzionamento del «patto» è affidato al Safety Competence Center di Gela, un centro di formazione e di eccellenza che «con i suoi circa 140 leader nella sicurezza assicura che tutta l'organizzazione, interna e dei terzi, funzioni secondo la strategia condivisa».
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