Bisognerà aspettare l'anno nuovo per vedere in marcia il "Forsu", l’impianto della Syndial (azienda dell’Eni) che trasforma la frazione organica dei rifiuti solidi urbani in materia prima per la produzione di biocarburanti. Le apparecchiature sono state avviate stamani, nel petrolchimico, per una "prova in bianco" (andata a buon fine) e subito fermate perchè si attende l’arrivo di altri macchinari di supporto.
Si tratta di una struttura-pilota, costata 3 milioni di euro, che recupera il 15% di bio-olio e il 74% di acqua e che verrà utilizzata per circa un anno come strumento di sperimentazione e ricerca finalizzato alla realizzazione a Ravenna dell’impianto vero e proprio su scala industriale.
Il progetto si inserisce nel più ampio programma Eni, denominato "waste to fuel", per lo sviluppo dell’economia
circolare e per la produzione di carburanti di nuova generazione, a minore impatto ambientale, che a Gela porterà, a gennaio, all’entrata in esercizio della "green refinery".
I sindacati confederali dei lavoratori dell’energia chiedono però all’azienda e alle forze politiche di fare in modo che un impianto "Forsu" come quello di Ravenna venga costruito e avviato a produzione anche a Gela "nell’ambito di un programma di sviluppo industriale e per la tutela ambientale attraverso una politica virtuosa di riciclaggio dei rifiuti".
"Ma a Gela - dice sconsolato un dirigente sindacale - coi rifiuti non andiamo bene visto che non siamo capaci nemmeno di garantire un umido di qualità e di quantità tant'è che la Syndial è stata costretta a rivolgersi alla Srr di Ragusa per avere la materia prima del Forsu".
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