GELA. “Prendo atto di una decisione espressa da una Corte Marziale di bit, ma non condivido”. Nel ribadire che non ha nessuna intenzione di dimettersi, il sindaco di Gela, Domenico Messinese, commenta così la decisione del Movimento 5 Stelle che lo ha espulso dallo stesso Movimento.
Il terremoto si è scatenato dopo aver licenziato tre assessori grillini. Messinese tiene a precisare che non si appellerà “a nessun organo di secondo grado interno solo perché a noi pentastellati o ex pentastellati non è permesso, ma le motivazioni di quella che è solo l’ennesima esecuzione di piazza sono degne di un’altra Storia della Colonna Infame ispirata ai giorni nostri. Addurre dall’alto per un sindaco di un grosso centro – ha continuato Messinese - la decurtazione dell’indennità di carica, non inserita nel programma elettorale, ha la stessa coerenza di una regola francescana teorizzata da Rockefeller".
"Mentre sul protocollo d’intesa con Eni - aggiunge Messinese - qualcuno informi i miei giudici politici che il mio predecessore, vero firmatario del documento, ha forse dubbi sulla sua identità nel Pd ma non è di certo iscritto al M5S. Con questo esprimo il mio rammarico per imputazioni strumentali sulle quali (non solo io) conservo la mia idea ma non la diffondo per rispetto. Alla gara rancorosa degli attacchi mediatici di alcuni portavoce estremisti in cerca di popolarità infatti oppongo il silenzio a favore di tutti gli altri amici, la gran parte, del Movimento”.
“Sono stato lasciato solo”. E’ l’amaro sfogo del sindaco pentastellato di Gela, Domenico Messinese, subito dopo aver incassato l’espulsione dal Movimento 5 Stelle. La comunicazione gli è stata inviata ieri sera tramite una mail, a firma dello staff di Beppe Grillo. “I mie deputati nazionali e regionali di riferimento erano a conoscenza dei problemi di Gela e li avevamo condivisi ma non hanno mai preso una posizione netta. In realtà – ha proseguito Messinese – sin dal mio insediamento ho ricevuto molti attacchi dal mio stesso gruppo consiliare. Chiedevano la testa del vicesindaco Simone Siciliano, che al momento gestisce bonifiche e rifiuti”. Al primo cittadino gelese, espulso a sei mesi dalle elezioni e a tre giorni dalla sua decisione di licenziare tre assessori grillini, viene contestato di aver avallato il protocollo d’intesa siglato il 6 novembre del 2014 fra Eni, Ministero per lo Sviluppo Economico e Regione Siciliana che prevede l’abbandono della raffinazione e la trasformazione in un polo green. In sostanza, il primo cittadino, avrebbe dovuto bloccare quell’accordo e invece lo ha accettato consentendo che sul territorio di Gela vengano avviate attività di esplorazione e produzione di idrocarburi, con la perforazione di nuovi pozzi e la riapertura dei vecchi. Al sindaco di Gela viene anche contestato di non aver proceduto alla decurtazione del suo stipendio. “Non ho mai assunto un impegno del genere” ha spiegato Messinese in conferenza stampa. E per quanto riguarda l’Eni, quell’accordo io l’ho ereditato dal mio predecessore e ho continuato a dialogare con l’Eni affinchè garantisse investimenti e bonifiche.
Messinese ha ribadito che non si dimetterà e che rimarrà un sindaco a 5 stelle. “Perseguirò i principi del Movimento. Reputo tuttavia il direttorio come una sorta di plotone di esecuzione. Non so se nei prossimi giorni replicherò. Continuerò a governare questa città. Voglio essere giudicato per gli atti che porterò in consiglio comunale”.
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