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Termovalorizzatori in Sicilia: a Gela un coro di proteste, reazioni più morbide a Catania

Panoramica dell'area industriale di Gela

Il copione si ripete. Un investimento da realizzare nel campo del rifiuti e sorgono le barricate, le richieste di approfondimento. Anche se, qualche variazione sul tema, stavolta c’è. La decisione della Regione Siciliana di localizzare i due termovalorizzatori nelle zone industriali di Gela e Catania non piace alla cittadina in provincia di Caltanissetta e viene accolta come «una assunzione di responsabilità» da parte del sindaco facente funzioni del capoluogo etneo.

Con ordine. Lucio Greco guida l’amministrazione di Gela e, appresa la notizia, ha subito convocato una giunta. «Abbiamo appreso dagli organi di stampa che la Regione ha individuato l’area industriale di Gela per la realizzazione di uno dei due termovalorizzatori da creare in Sicilia. Superato il momento dell’incredulità, vogliamo chiarire che il nostro non è un “no” a prescindere all’impianto, ma alle scelte calate dall’alto senza alcuna concertazione», dice Greco. La giunta ha discusso delle «azioni da intraprendere a tutela degli interessi della città». L’impianto, del valore di 647 milioni di euro, dovrà servire la Sicilia occidentale e dovrebbe smaltire fino a 450 tonnellate di rifiuti al giorno, ma l’amministrazione comunale chiede che, prima di tutto, «si faccia uno studio approfondito e si spieghino alla città tutti i pro e i contro di una simile operazione: economici, industriali, imprenditoriali, occupazionali, sociali e ambientali».

La giunta ha chiesto e ottenuto un incontro urgente con il presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè. Il deputato Michele Mancuso si è detto disponibile a fare da mediatore. «Il Pd non ha nessun pregiudizio sui termovalorizzatori. Ma più volte abbiamo illustrato gli errori di fondo di una scelta che arriva, ormai fuori tempo massimo e senza alcun confronto. Mentre il governo del nulla si è arrovellato per tutta la legislatura su un piano rifiuti vuoto e inutile», dice il segretario regionale del PD Sicilia, Anthony Barbagallo. Sul piede di guerra i deputati regionali del Movimento 5 Stelle Nuccio Di Paola e Ketty Damante: «Il nostro gruppo parlamentare ha già presentato una mozione a firma Giampiero Trizzino, che prevede la "Sospensione delle iniziative tendenti alla realizzazione di inceneritori dei rifiuti". Ma per Musumeci l’unica città sacrificabile è sempre Gela e i gelesi sempre cittadini senza dignità - attacca Di Paola -. Studi, anni di programmazione, piani di risanamento, istituzioni di aree protette, aree Sin e vincoli ambientali vari, e poi arriva Musumeci e ci fa questo bel regalo. A Militello i cavalli e a Gela la munnizza…».

Sono invece più morbide le reazioni che arrivano da Catania. «Non si può dire sempre no: siamo d’accordo sui termovalorizzatori, ma va ridiscussa tutta la filiera del ciclo dei rifiuti, dalla raccolta al compostaggio e al riutilizzo delle materie prime», dice Maurizio Attanasio, segretario della Cisl di Catania. Mentre il sindaco facente funzioni del capoluogo etneo, Roberto Bonaccorsi, parla della «necessità di questi impianti dove conferire i rifiuti non differenziati dal momento che le discariche sono sature». Catania è stata al centro di una polemica partita dai social nei giorni scorsi proprio per le condizioni delle sue strade. «Bisogna assumersi delle responsabilità e credo che tra le responsabilità degli amministratori - aggiunge Bonaccorsi - ci sia anche quella di prendere delle scelte. Ritengo che le zone industriali siano delle zone assolutamente compatibili con tali impianti».

 

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