Sei persone sono state arrestate dalla guardia di finanza con l'accusa di aver costituito un’associazione a delinquere, con base operativa a Gela, che dal 2014 al 2017 ha ceduto crediti per investimenti in aree svantaggiate del tutto inesistenti, permettendo così a persone fisiche e imprese, ricercate grazie alla “rete” messa in piedi dagli indagati, di azzerare ogni loro debito d'imposta verso l’Erario.
Grazie a questo stratagemma, 117 tra persone fisiche e società sono riuscite ad evitare il pagamento di milioni di euro di imposte. Per questi soggetti scatta un sequestro preventivo per oltre 22 milioni di euro.
Tra gli arrestati consulenti e imprenditori che dalla Sicilia fino alla Lombardia mettevano in atto un collaudato meccanismo di frode che permetteva l’azzeramento di qualsiasi debito nei confronti dell’Erario, dalle cartelle esattoriali ai debiti IRPEF, dalle liquidazioni IVA alle sanzioni accessorie.
Il meccanismo fraudolento si basava sulla compensazione di posizioni tributarie, alterate attraverso la presentazione di modelli di pagamento F24, che i consulenti presentavano direttamente in banca oppure attraverso i servizi di internet banking messi a disposizione dagli intermediari finanziari, mediante il versamento di un solo euro per ogni modello di pagamento, ovvero un importo minimo per evitare la presentazione del modello F24 tramite i canali telematici dell’Agenzia delle Entrate.
Il sistema ha permesso all'organizzazione di poter conseguire un ingente profitto illecito di circa 4 milioni di euro, distribuito poi ad ogni membro sulla base di precise percentuali.
A capo dell’organizzazione vi era un imprenditore di origine siciliana residente nel bresciano, R.M., 33enne, recentemente sottoposto ad una misura di prevenzione patrimoniale da parte della DIA di Caltanissetta. Con lui sono stati tratti in arresto un avvocato di Milano, un consulente bresciano e tre siciliani, tra cui un commercialista di Agrigento.
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