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«Doppio colpo», mafia e cemento: in quattro tornano oggi alla sbarra

Sotto accusa i fratelli Gandolfo e Santo David, Francesco Lo Cicero e Francesco Cammarata

CALTANISSETTA. Concorso esterno esterno in associazione mafiosa, truffa, frode in forniture pubbliche ed associazione a delinquere finalizzata all'illecita concorrenza: queste le imputazioni che, a vario titolo, pendono sui quattro imprenditori che questa mattina tornano sul banco degli imputati. Perché coinvolti nella maxi inchiesta su mafia e cemento ribattezzata «Doppio colpo», effettuata a più riprese da carabinieri e guardia di finanza.

Al cospetto del Tribunale presieduto da Antonio Napoli (a latere David Salvucci ed Alex Costanza) tornano oggi i fratelli Gandolfo e Santo David, Francesco Lo Cicero e Francesco Cammarata (difesi dagli avvocati Antonino Gagliano, Salvatore Manganello, Giuseppe D'Aleo, Vincenzo Lo Re, Antonio Gaziano, Gioacchino Sbacchi ed Emanuele Leopardi). Su di loro pendono pesanti richieste di condanna avanzate dai pubblici ministeri Onelio Dodero ed Elena Caruso. In particolare 7 anni ciascuno per i fratelli David, 5 anni e mezzo per Cammarata e 6 anni per Lo Cicero. Secondo l’impianto accusatorio - che è stato un po’ il leitmotiv degli altri procedimenti che hanno tratto linfa da questa inchiesta - le imprese che fanno capo agli imputati avrebbe goduto di vantaggi offerti da Cosa nostra, che li avrebbe ”sponsorizzati” per la fornitura di materiale.

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