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Militare nel mirino a Caltanissetta: due in cella, tre ai domiciliari

CALTANISSETTA. Negano, c’è pure chi tira via le castagne dal fuoco per altri, ma nessuno torna libero. Del gruppo sospettato di avere ideato un attentato ai danni del comandante della caserma dei carabinieri di Resuttano, nessuno riconquista la piena libertà. Due restano in cella, altri tre hanno lasciato il carcere ma per andare agli arresti domiliciari. Così ha disposto ieri sera il gip Marcello Testaquatra nel convalidare i provvedimenti restrittivi del pm Giovanni Di Leo.

Più in dettaglio, restano in carcere il quarantenne nisseno Michele Giarratana (difeso dall’avvocato Boris Pastorello) e il trentaduenne di San Cataldo Raimondo Scalzo (assistito dall’avvocato Calogero Vinci). Detenzione in casa, invece, per il quarantaquattrenne di Resuttano, Maurizio Porcello (assitito dall’avvocato Damiano Puleo), il trentottenne, pure lui sancataldese, Salvatore Faulisi (assistito dall’avvocato Gianluca Amico) e il diciottenne di Resuttano, Salvatore Macaluso (difeso dall’avvocato Giuseppe Calabrese), il ragazzino che credeva di vantarsi facendosi chiamare in paese ”Totò Riina”. Questo il quadro tracciato ieri al tremine dell’udienza di covalida nei confronti dei cinque fermati perché accusati di concorso aggravato in ricettazione, porto e detenzione abusiva di armi. E in tal senso i sostituti procuratori Giovanni Di Leo e Cristina Lucchini, hanno chiesto al gip l’emissione di un ordine di custodia cautelare in carcere nei confronti di Maurizio Porcello, Michele Giarratana e Raimondo Scalzo e arresti domiciliari per il giovane Salvatore Macaluso e Salvatore Faulisi.

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