Sono state individuate cinque persone che sarebbero coinvolte nell'omicidio di Salvatore Fiandaca, ucciso a Riesi lo scorso 13 febbraio. I carabinieri del comando provinciale di Caltanissetta hanno dato esecuzione a cinque ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal gip del tribunale di Caltanissetta, su richiesta della procura della Repubblica
I militari hanno anche perquisito diverse abitazioni alla ricerca di armi e stupefacenti.
Lo scorso 13 febbraio Salvatore Findaca, operaio di 38 anni, morì ucciso da diversi colpi d'arma da fuoco in contrada Spampinato, zona distante dal centro abitato. Salvatore Fiandaca, padre di quattro figli, non aveva mai avuto problemi con la giustizia. Con lui, al momento dell'agguato, c'era il trentottenne P.B., che sarebbe riuscito fuggire. Sarebbe stato lui stesso, dopo, a presentarsi all’ospedale Santo Stefano di Mazzarino, ad avvertire i carabinieri.
LE INDAGINI. Alla base dell'omicidio ci sarebbe una guerra sulla gestione dello spaccio di marijuana e cocaina, così come è stato spiegato nel corso della conferenza stampa. Inquirenti e carabinieri avevano puntato il dito su quanto accadeva all'interno di due locali di Riesi: lo Zelig e il Cantalanotte, frequentati da vittima e indagati.
Erano state le dichiarazioni poco credibili di uno degli arrestati, Pino Bartoli, 31 anni, proprietario del terreno dove è avvenuto l'omicidio, nonché cognato del fratello della vittima, a mettere sulla pista giusta gli investigatori. Bartoli si era contraddetto più volte quando è stato ascoltato nella prima fase delle indagini e la mattina dell'omicidio era stato ripreso da alcune telecamere del paese mentre usciva di casa.
Gli investigatori si erano poi accorti che, dopo l'omicidio, indossava scarpe e un giubbotto diversi da quelli che aveva addosso in mattinata e Bartoli non era riuscito a dare una spiegazione convincente del perché non li avesse più con sé.
Importanti anche le intercettazioni ambientali, come nel caso di Loris Cristian Leonardi, 27 anni, che durante un colloquio in carcere con la compagna, le avrebbe confidato di essere stato lui a fornire il fucile calibro usato per uccidere Fiandaca. L'arma non è stata ritrovata in quanto, subito dopo l'omicidio, venne ridotta in pezzi e le varie componenti sepolte in campagna. A premere il grilletto sarebbe stato Michael Castorina, 29 anni, mentre sarebbe stato proprio Pino Bartoli ad accompagnare la vittima sul luogo del delitto.
Gaetano Di Martino, 35 anni, e Giuseppe Santino, 20 anni, avrebbero accompagnato e fornito supporto logistico ai componenti del commando; la presenza di Santino è stata invece accertata dall'analisi del Dna eseguita dai carabinieri del Ris di Messina su un cicca di sigaretta trovata nei pressi del luogo del delitto.
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