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Intera famiglia di Gela uccisa dal Coronavirus, dopo madre e figlio morto anche il padre

Un'intera famiglia di Gela uccisa dal Coronavirus. Dopo la moglie settantenne e il figlio cinquantenne, è morto anche l'anziano padre e marito.

Tre componenti di un unico nucleo familiare, Orazio Savà di 80 anni, Rocca Vantelli di 71 anni e il figlio Marco di 50 anni, venuti a mancare in circa dieci giorni. Mamma e figlio erano deceduti nel reparto di Rianimazione dell’ospedale «Sant'Elia» di Caltanissetta: il 31 ottobre la pensionata di 71 anni, il 4 novembre il figlio di 50 anni. Adesso il pensionato di 80 anni, affetto da diverse patologie, nel reparto di Rianimazione del «San Giovanni Di Dio» di Agrigento. I tre gelesi erano stati ricoverati il mese scorso nei due ospedali siciliani.

"Siamo sgomenti di fronte all'immane tragedia che ha colpito una famiglia della nostra città, letteralmente spazzata via dal Covid-19 - commenta il sindaco di Gela, Lucio Greco -. Credo di interpretare il sentimento collettivo porgendo, innanzitutto, le condoglianze agli altri figli della signora Rocca Vantelli e del signor Orazio Savà, che in appena dieci giorni hanno perso, uno dopo l'altro, la loro battaglia contro un virus che non guarda in faccia nessuno e che si è portato via anche uno dei loro figli, Marco Savà, che aveva appena 50 anni e che è spirato a Caltanissetta, nello stesso ospedale in cui aveva combattuto insieme alla madre. Fino alla fine, tutti abbiamo sperato che almeno il padre, ricoverato al San Giovanni Di Dio di Agrigento, si potesse salvare e potesse tornare a casa dai suoi cari, ma così non è stato e la notizia del suo decesso, giunta nelle ultime ore, ci lascia attoniti, addolorati".

"Questo è il momento del dolore e del silenzio - conclude il sindaco -, ma voglio esprimere tutto il mio cordoglio per l'infelice sorte di questo nucleo familiare, non solo a titolo personale ma anche a nome dell'intera amministrazione, del Presidente del Consiglio Comunale Totò Sammito e di tutti i consiglieri. Stiamo vivendo davvero una fase drammatica, e ora più che mai dobbiamo restare uniti, compatti, solidali. Dobbiamo essere comunità".

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