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Le piante di marijuana nascoste tra le vigne: ecco i nomi dei tre riesini arrestati

Vivo più che mai l’asse Riesi-Palermo per gli affari sporchi legati alla droga. Business che, in questo caso, avrebbe fruttato una barca di quattrini: almeno 16 milioni. Vengono fuori dettagli e nomi dell'operazione di ieri, nata dalla scoperta di una grande piantagione di marijuana nelle campagne riesine. La nuova frontiera della droga sono le piantagioni «fai da te». E i carabinieri hanno scoperto ben 20 mila piante di marijuana «skunk», la più pregiata in commercio. Era nascosta tra i vigneti.

Un affare importante andato «in fumo» con l’arresto di 11 presunti appartenenti ad un gruppo di produttori-spacciatori, che i carabinieri hanno smascherato. Tre sono di Riesi, uno dei quali risulta incensurato; gli altri 8 del Palermitano. Per quanto riguarda la cellula riesina, in cella sono finiti il cinquantaquattrenne Salvatore Cutaia, ritenuto ai vertici della presunta organizzazione interprovinciale. Secondo l’accusa, avrebbe messo in contatto il nucleo palermitano con il proprietario del vigneto di contrada Figotto al cui interno sono state poi sistemate le 20 mila piante di cannabis.

E, ancora, il trentottenne Giuseppe Alessandro La Marca, che non aveva mai avuto grane con la giustizia e che, interrogato solo per spaccio - non ancora per il vincolo associativo - ha fatto scena muta dal gip Valentina Balbo. In carcere pure il cognato, il trentasettenne Giovanni Giuseppe Lo Nobile. Con loro arrestati anche otto palermitani, alcuni del capoluogo dell'Isola e altri di Belmonte Mezzagno e di Partinico.

Lo Nobile nel settembre del 2016 era stato già arrestato – con altre tre riesini – per una coltivazione di cannabis in contrada Montagna, nelle campagne di Butera. Cutaia è stato arrestato nel settembre 2015 insieme al figlio per una piccola coltivazione di marijuana in contrada Mulara, sempre nelle campagne di Riesi. Tutti e 11 sono stati destinatari di una ordinanza di custodia cautelare chiesta dai sostituti Davide Spina e Claudia Pasciuti, che hanno coordinato le indagini dei carabinieri. Secondo lo spaccato tracciato dagli inquirenti, Cutaia sarebbe stato il punto di contatto con il gruppo palermitano e avrebbe fatto da tramite perché La Marca affittasse il suo terreno, su cui era già impiantato un vigneto a spalla. E lì, a fianco, sono stati impiantati migliaia e migliaia di arbusti di marijuana, già alti tra i 45 e 90 centimetri, nascosti tra i filari di vite.

L’indagine ha preso le mosse dopo il rinvenimento di 15 mila piante nelle campagne di Butera. Era il 2 giugno dello scorso anno. Da qui il teorema di carabinieri e magistrati sulla possibile esistenza di una organizzazione impegnata nella coltivazione e vendita di stupefacenti. E nel momento in cui, ufficialmente, nel gennaio scorso sono partite le indagini, i militari hanno scoperto che le piantine sarebbero state trasportate in plateau ricavati in doppifondi su cassoni di camion.

L’operazione, ora, fa il paio con il blitz Navel messo a segno dai carabinieri del Ros a Palermo poco più di una decina di giorni addietro e sempre legato a una piantagione scoperta nell’ottobre di tre anni fa nell’area del Riesino, ma sotto l’ala della mafia palermitana. In quel caso del mandamento di Santa Maria di Gesù-Villagrazia.

A tal proposito il coordinamento regionale dell’Associazione Antiracket e Antisura Rete per la Legalità ha diramato una nota con la quale esprime «gratitudine e plaude all'Arma dei Carabinieri per la grande operazione».

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