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Caltanissetta, bocciata la nomina di Nicolò Marino a procuratore aggiunto

Palazzo Spada, l'edificio di Roma nel quale ha sede il Consiglio di Stato

Si rimette tutto in gioco. È nuovamente vacante il posto di procuratore aggiunto di Caltanissetta. Il Consiglio di Stato, la settima sezione, ha rigettato l’appello del giudice Nicolò Marino contro la sentenza del Tar che aveva accolto il ricorso del sostituto della Dda nissena Pasquale Pacifico. Nicolò Marino era stato nominato dal Csm procuratore aggiunto ,ma non ha mai preso servizio perché il collega Pasquale Pacifico aveva subito fatto ricorso. Adesso tutto passa nuovamente nelle mani del Csm, che dovrà attribuire nuovamente l’incarico dirigenziale sempre sulle stesse domande, non si apriranno nuove posizioni.

Il plenum che dovrà decidere è di nuova composizione rispetto al precedente che aveva indicato Marino per il capoluogo nisseno. Dunque, al momento il maxi processo Montante resta a Caltanissetta. Infatti la presenza del giudice Marino come parte civile aveva evidenziato quei profili di incompatibilità, in caso di nomina, che avrebbero fatto si che il processo dovesse essere spostato a Catania, anche se Marino aveva rinunciato al ruolo di parte civile.

Secondo l’ordinamento un magistrato non può essere parte di un processo ed esercitare nello stesso distretto dove il processo si svolge. Fino al pronunciamento del Csm il processo Montante continuerà a tenersi nell’aula bunker del carcere Malaspina di Caltanissetta. Un processo che va a rilento e che si prevede lungo con il rischio della prescrizione per molti reati. La quinta commissione del Csm propose qualche tempo addietro all’unanimità per la carica di aggiunto a Reggio Calabria il magistrato antimafia Pasquale Pacifico. Ma dopo il pronunciamento del Consiglio di Stato non è detto che Pacifico accetti. In sostanza, prima il Tar e poi il Consiglio di Stato dicono che è tutto da rifare perché dal provvedimento disciplinare scattato ai danni di Marino alla vacatio del posto di aggiunto alla procura nissena non sono ancora trascorsi 10 anni come previsto dall’articolo 37 sulla dirigenza degli uffici giudiziari. Il provvedimento disciplinare in questione è una censura per mancata trascrizione di atti.

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