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Le imprese da promuovere all'estero coi soldi della Regione, parla Conticello: «Due su 5 erano di Montante»

L'ex titolare dell'Antica Focacceria San Francesco di Palermo sentito come testimone al processo in corso a Caltanissetta

Vincenzo Conticello in una vecchia foto: qui depone al processo per l'estorsione subita a Palermo

«Mi stavo recando a un’udienza del processo sull’estorsione all’Antica Focacceria San Francesco e ricevetti una telefonata da Antonello Montante e Ivan Lo Bello che mi esprimevano la loro solidarietà su questa vicenda. I due volevano fare la mia conoscenza per costituirsi parte civile. Da quel momento cominciarono i miei rapporti con Montante». Lo ha detto, rispondendo alle domande del pm Davide Spina, Vincenzo Conticello, ex titolare dell’Antica Focacceria San Francesco, sentito questa mattina come teste nel corso dell’udienza del processo che sul cosiddetto «sistema Montante» che si celebra a Caltanissetta.

Conticello è noto per le sue denunce antiracket. Poi su assunto alla Regione con la legge sui testimoni di giustizia. Nel maxi processo sono imputate trenta persone, tra politici, industriali ed esponenti delle forze dell’ordine, tra i quali l’ex leader di Confindustria Sicilia Antonello Montante, già condannato a 8 anni, con rito abbreviato, nell’altro troncone dell’inchiesta.

«Avevamo aperto un locale a Milano - racconta Conticello - e Antonello Montante ci fece arrivare una scatola di torroncini da mettere in vendita. Voleva fare una specie di test per vedere se il prodotto funzionava o meno. Mi disse che stava per acquisire l’azienda di torroni Geraci. Il ristorante poi si è aperto nel 2009 e all’inizio Montante era un frequentatore. Veniva con la famiglia e con un’altra signora. È possibile - ha aggiunto, rispondendo alla domanda del pm - che si trattasse di Linda Vancheri». Anche quest’ultima, ex assessore regionale alle Attività Produttive, è imputata nel procedimento.

Conticello ha raccontato anche che «fu fatto un accordo di collaborazione per 105 mila euro tra il dipartimento dell’assessorato regionale alle Attività Produttive, la Niaf (National Italian American Association) e l’Unioncamere, di cui era presidente Antonello Montante, per la promozione di 20 aziende siciliane alla Niaf di Washington. Dopo i primi accertamenti, ho scoperto che la maggior parte degli imprenditori in realtà non ne sapevano nulla o avevano già fatto sapere di non essere interessati».

Alla fine. ha riferito Conticello, «erano soltanto cinque le imprese interessate, tutte del Nisseno, tra le quali Antico torronificio nisseno e un’impresa di biciclette, che sapevo essere società riconducibili a Montante». Conticello racconta anche che «i preventivi di Unioncamere per le imprese da invitare erano sproporzionati», ad esempio «per il Caffè Milano era stato indicato un preventivo di 1.000 euro a persona e io chiamai personalmente accertando che il costo era invece di 397 dollari a persona. A quel punto ne parlai con l’assessore Mariella Lo Bello (anche lei imputata nel processo, ndr) alla quale consigliai di non fare la manifestazione o comunque di ridurre il finanziamento. Lei si arrabbiò, accusandomi di essermi messo di traverso e che non voleva fare brutta figura con Montante. So che la manifestazione poi fu fatta lo stesso ad un costo minore, che ricordo fosse di 56 mila euro». Alla fine, come ha fatto notare l'avvocato Enrico Sanseverino, legale di Mariella Lo Bello, a Unioncamere venne concesso un finanziamento di 64 mila euro e la spedizione si svolse, nel novembre 2017.

Il processo nei confronti di Montante, considerato per anni paladino dell’Antimafia, è scaturito dall’inchiesta «Double face», condotta nel 2018 dalla squadra mobile di Caltanissetta e coordinata dalla Dda nissena. Secondo gli inquirenti Montante avrebbe messo in piedi un «sistema» di potere, ideato e attuato «grazie a una ramificata rete di relazioni e complicità intessuta con vari personaggi inseriti ai vertici dei vari settori delle istituzioni».

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