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Venturi: "Accelerare attuazione del protocollo sulla raffineria di Gela"

Ritardi nella realizzazione degli impegni previsti dal protocollo d'intesa sull'area di Gela, siglato anche da Confindustria Centro Sicilia il 6 novembre scorso nella sede del ministero dello Sviluppo economico

GELA. «Le imprese dell'indotto di Gela sono allo stremo. C'è la sensazione che stia pericolosamente scemando l'attenzione sull'attuazione del protocollo d'intesa del 6 novembre 2014 che rappresenta un punto fermo su cui poggiare le basi per la ripresa dell'economia del territorio e per il benessere di imprese, lavoratori e cittadini». Lo ha detto Marco Venturi, presidente di Confindustria Centro Sicilia, in riferimento ai ritardi nella realizzazione degli impegni previsti dal protocollo d'intesa sull'area di Gela, siglato anche da Confindustria Centro Sicilia il 6 novembre scorso nella sede del ministero dello Sviluppo economico.

La definizione delle misure attuative discendenti dalla dichiarazione di area di crisi complessa del sito di Gela è l'unico obiettivo che sta a cuore alle parti sociali, poichè da questo dipendono «la realizzazione dei 2,2 miliardi di investimenti programmati da Eni, la possibile attrazione di nuovi capitali  - ha aggiunto Venturi - la riconversione produttiva dello stabilimento nel rispetto dell'intero territorio e l'attivazione di doversi strumenti di sostegno
all'occupazione accompagnata da una seria azione di riqualificazione del personale dell'indotto».

«In questa direzione, come Confindustria, intendiamo continuare ad essere - ha dichiarato Carmelo Turco, delegato di Confindustria Sicilia per i rapporti con le imprese dei settori petrolchimico e della raffinazione - parte attiva e diligente del protocollo. Il fronte delle imprese e dei sindacati è unito - conclude - nella volontà di eliminare tutti gli ostacoli, in particolare quelli burocratici e connessi agli iter per il rilascio delle autorizzazioni, che rischiano di vanificare definitivamente il progetto di rilancio economico di Gela e, con esso, le sorti di tutte le imprese e dei lavoratori dell'indotto».

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