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Indotto del petrolchimico di Gela, spiraglio per il rinnovo della cassa integrazione in deroga

GELA. Si apre uno spiraglio, a Gela, nella complicata vertenza dell'indotto del petrolchimico dell'Eni, i cui lavoratori, da una settimana, presidiano con blocchi stradali, le vie di accesso allo stabilimento per sollecitare l'avvio delle opere di riconversione produttiva dei bio-carburanti e il ritorno alla piena occupazione. Un accordo di massima, con la mediazione del prefetto, Maria Teresa Cucinotta, è stato raggiunto, oggi, a Caltanissetta, tra il governo regionale, i vertici della raffineria e della Syndial, Confindustria Sicilia, sindacati confederali e Lega delle cooperative, e con il contributo del sindaco di Gela, Domenico Messinese.

Le parti hanno concordato l'apertura di più tavoli tecnici, entro due giorni, a palazzo d'Orleans, per individuare le misure più adeguate volte all'avvio di alcuni dei lavori programmati e al rinnovo, fino all'apertura dei cantieri, della cassa integrazione in deroga, che scade per tutti a fine mese, mentre restano fermi però gli investimenti annunciati dall'Eni per 2,2 miliardi di euro.

Al governo centrale vengono chieste "ulteriori strategie urgenti" per raggiungere la stipula dell'accordo di programma che potrà realizzare i contenuti del protocollo d'intesa su Gela, siglato nel novembre del 2014. Il prefetto, su richiesta delle aziende dell'Eni e di Confindustria Sicilia, ha sollecitato a sindacati e dipendenti dell'indotto la rimozione dei blocchi che impediscono ogni residua attività lavorativa nella bonifica di alcune aree, nei servizi indispensabili e nel settore della sicurezza.

Le maestranze in lotta però non si fidano. E pur avendo permesso l'accesso al personale turnista dell'Eni che ha portato il cambio ai colleghi d'impianto dopo 40 ore di ininterrotta permanenza nella raffineria, stanno proseguendo nella loro protesta. Ogni nuova decisione è stata rinviata al termine di un'assemblea convocata da Cgil, Cisl e Uil.

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