GELA. Segnali positivi verso una possibile soluzione della vertenza riguardante la raffineria Eni di Gela giungono da Roma, a conclusione dell'incontro tra il governatore Rosario Crocetta, il sindaco di Gela Domenico Messinese e i sottosegretari Simona Vicari (Sviluppo economico) e Teresa Bellanova (Lavoro). Accolte parzialmente le richieste di Regione, Comune e sindacati confederali.
Il ministero del lavoro ha assicurato la cassa integrazione per i lavoratori dell'indotto di Gela fino al prossimo aprile. Nulla invece per i 78 operai (ma c'è chi calcola siano 200) che erano stati già licenziati dalle imprese appaltatrici, per mancanza di commesse di lavoro: di loro si farà carico la Regione Sicilia. Crocetta, infatti, si è impegnato a garantire lo stesso trattamento degli altri lavoratori fino ad aprile.
La scelta della data è legata all'annunciato inizio dei lavori di costruzione della "green refinery" per la produzione di bio-carburanti che prenderà il posto dei vecchi impianti di raffinazione del petrolio, come stabilito col protocollo d'intesa del 6 novembre 2014, con investimenti Eni in Sicilia per 2,2 miliardi di euro. Ma per essere certi che ciò avvenga, il 18 febbraio è stata convocata al ministero dell'Ambiente una Conferenza di servizi per il contemporaneo rilascio delle autorizzazioni ministeriali. Il confronto si è spostato poi sull'accordo di programma ancora da definire per dotare il comprensorio di un piano industriale e per avviare i lavori di bonifica del territorio.
C'è delusione a Gela, sul fronte di lotta dell'indotto Eni, per le risposte ritenute «insufficienti e insoddisfacenti» giunte da Roma al termine del vertice tra governo centrale, Regione Sicilia e comune. E così i sindacati hanno deciso di continuare con i blocchi stradali.
«La montagna ha partorito il topolino», ha detto Ignazio Giudice, segretario provinciale della Cgil. A nome anche di Cisl e Uil ha criticato e guardato con sospetto l'assenza del sottosegretario, Simona Vicari (in un primo momento data per presente e poi sostituita da uno dei direttori del Mise).
«Vista l'irrilevante entità delle misure annunciate - ha spiegato Giudice - ci chiediamo se le parti hanno minimamente guardato i documenti rivendicativi approvati dal Consiglio comunale di Gela e dalle parti sociali riunite lunedì a Palermo. A noi sembra di no e per questo annunciamo la prosecuzione dei presidi alle vie di accesso alla città, riservandoci ulteriori azioni di lotta dopo che conosceremo i particolari dell'accordo di stasera».
«Chiediamo - ha concluso Giudice - pari dignità rispetto ad altre vertenze industriali: se il governo ha approvato un decreto per l'Ilva di Taranto, ci chiediamo perchè non sia possibile un decreto per l'Eni di Gela». Scontenti anche i consiglieri comunali andati a Roma, in seduta straordinaria e permanente, davanti al Mise.
«Accogliamo di buon grado il 'si» del Ministero del lavoro a concedere gli ammortizzatori sociali agli operai usciti dal circuito
economico, ma ciò che conta maggiormente ora è rispettare il crono-programma indicato per le bonifiche del territorio, la realizzazione della green rafinery, il progetto di una hub strategica del Mediterraneo e altre direttrici per lo sviluppo di Gela«. Così il sindaco Domenico Messinese, al termine del vertice al Mise in cui si è tenuta un'intensa interlocuzione con il sottosegretario al Lavoro Teresa Bellanova.
"Non saremo completamente soddisfatti - ha commentato il vice sindaco di Gela, Simone Siciliano - fino a quando non si apriranno i cantieri per la riconversione, per questo continueremo a pretendere la presenza della parte politica del governo centrale ad ogni fase di verifica, in quanto essendo esso l'attore decisore sulle politiche energetiche strategiche, gli vanno attribuite le responsabilità della crisi di Gela e dunque anche le soluzioni".
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