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Sentenza depistaggio via D'Amelio, l'avvocato di parte civile: «Alla sbarra figure marginali»

«Mi aspettavo che finisse così». L'avvocato Rosalba Di Gregorio, legale di parte civile nel processo per il depistaggio sul caso Borsellino, sostiene di avere messo nel conto la prescrizione per due imputati e l'assoluzione di un terzo.

«Portando a giudizio un funzionario di polizia e due ispettori, era stata tracciata - dice - una linea precisa: puntare solo su figure marginali. Restava così esclusa la possibilità di una sentenza che toccasse il “sederino” alle istituzioni. Chi ha commesso il depistaggio non erano solo Mario Bo o Fabrizio Mattei. Certo non era stato Vincenzo Scarantino che però continua a essere una vittima, visto che vengono mandati gli atti in Procura per procedere di nuovo nei suoi confronti per calunnia».

Ma sulla possibilità che Scarantino venga ancora inquisito l'avvocato Di Gregorio ha molte perplessità. Intanto, è stato sentito sempre come imputato di reato connesso e non come teste. «E poi - aggiunge - è stato già condannato per calunnia dopo una ritrattazione in aula a Como. Scatterebbe il principio del ne bis in idem: non si può essere giudicati due volte per gli stessi fatti».

La prescrizione e l’assoluzione vogliono dire che resterà senza colpevoli il «più grande depistaggio della storia d’Italia», come è stato definito da una sentenza? Rosalba Di Gregorio, che da anni si batte «dalla parte sbagliata» anche scrivendo un libro contro la sommersione della verità, sostiene che «qualcosa è accaduto». Lo dice anche la sentenza che al momento non spiega perché sia stato organizzato il depistaggio. Non per favorire la mafia, dice il tribunale, che ha eliminato questa aggravante, facendo scattare la prescrizione. «Di certo - conclude il legale - non si può dire che questi tre imputati lo abbiano fatto per avere promozioni: hanno fatto tutti e tre una carriera molto normale».

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