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La polizia di Caltanissetta: «Non consueto vedere italiani che fanno gli scafisti...»

«Siamo soddisfatti del risultato colto oggi con il sostegno e la guida della Procura distrettuale nissena. È stato un lavoro investigativo complesso e molto impegnativo che ci ha portato su diverse province e a tutte le ore. Per la polizia è un risultato di grande valore che dimostra che il tema merita grande attenzione, scevra da posizioni preconcette e ideologiche. Infatti in questo caso era una impresa criminale privata italo-tunisina che usava natanti d’altura e che reinvestiva parte degli utili nel lucroso affare illegale». Lo ha detto il questore di Caltanissetta Emanuele Ricifari commentando l’operazione «Mare Aperto» della Squadra Mobile contro una banda che portava migranti dalla Tunisia in Sicilia salpando dalla costa meridionale dell’isola.

«Questa operazione - ha detto il capo della squadra mobile di Caltanissetta Nino Ciavola - ha permesso di individuare un’organizzazione transnazionale dove tunisini e italiani agivano alla pari, senza nessuna connotazione gerarchica. Abbiamo individuato italiani che facevano da scafisti, cosa non affatto usuale ma che ha permesso di rafforzare il vincolo associativo con legami talmente forti tra i soggetti da scambiarsi i ruoli con accordi illeciti che venivano fatti sia in Tunisia che in Italia».

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